sabato 26 aprile 2014

Una singolar tenzone

Come se non bastasse quella di tutti i giorni con Agnese e Marta, dabimboamamma" (http://dabimboamamma.wordpress.com/) mi ha lanciato una sfida a colpi di poesia.
Le regole della tenzone consentono un massimo 24 ore da quanto si riceve la comunicazione per pubblicare una poesia e per indicare altri 5 blog che si desidera sfidare.
Seppur non nel tempo indicato, pubblico una poesia, piccola ma importante, di Gianni Rodari.
Il messaggio della "Lettera ai bambini" è chiaro e credo che più che ai bambini di oggi sia un invito ai bambini di ieri o a quelli di domani.

Lettera ai bambini
É difficile fare
le cose difficili:
parlare al sordo,
mostrare la rosa al cieco.
Bambini, imparate
a fare le cose difficili:
dare la mano al cieco,
cantare per il sordo,
liberare gli schiavi
che si credono liberi.

Ora lancio la sfida a: UnaMammaComeTante (www.unamammacometante.com), Lilia (@lili_lor), lefestediemma (www.lefestediemma.com/shop), Daniele Fratangeli (@superPapino), Sarei Pigra (www.sareipigra.wordpress.com).

venerdì 11 aprile 2014

Il rientro a casa

"Ciao, sono qui....". Non mi aspettavo certo fanfare all'arrivo o tappeti rossi sulle scale d'ingresso ma che almeno mi si rispondesse al saluto. Anche solo per buona educazione. "Eccoti, prendi un po' la piccola che oggi è davvero intrattabile", e' stata la prima comunicazione moglie-marito. "Si, si certo", rispondo schiacciato dal senso di colpa per la lunga assenza. Non è più come ai tempi in cui un papà barattava la scarsa collaborazione domestica con l'assolvimento indefesso degli impegni di lavoro. Oggi, il rientro prevede un percorso di espiazione nel corso del quale assolvere alle seguenti mansioni: cambiare il pannolino ad Agnese un numero di volte direttamente proporzionale ai giorni di lontananza, occuparsi per la settimana successiva di fare le lavatrici e stendere il bucato, trascorrere almeno un pomeriggio intero presso il centro commerciale più grande della zona. Così e' confidando nella clemenza della corte. "Marta, dove sei? Che ne dici di venire a salutare papà?", è di solito la formula successiva. La risposta spesso tarda ad arrivare. Va già bene se a contendermi l'attenzione è l'amichetta di scuola con cui è impegnata nella sua camera per un pomeriggio di giochi e non è, invece, l'ennesima puntata di Peppa Pig trasmessa alla tv a quell'ora. "Ecco, finalmente sei tornato!", è il gelido saluto della nonna che telefona, quando ancora sono sull'uscio di casa, per l'ennesimo monitoraggio della sicurezza delle nipoti, abbandonate dal padre irresponsabile. Alla penultima fermata del treno, mentre sta per terminare il viaggio di ritorno inizio a pensare all'accoglienza che mi aspetta al rientro a casa. E nonostante tutto, sono felice.

lunedì 7 aprile 2014

Il richiamo tra i cieli...

Si era appena addormentata. Le lancette della sveglia, che al mattino le ricordavano l'appuntamento con la scuola, cominciarono a girare all'incontrario. In pochi secondi, i suoi quasi sei anni si riavvolsero intorno al nastro della vita e Marta si ritrovò nello stesso punto da dove era partita.
Tra le nuvole, quello è il luogo deputato ai richiami. Non ci fu il tempo per leggere il dispositivo di insediamento previsto dalla procedura. Marta era arrivata tardi a causa del racconto pre-nanna che il papà aveva prolungato oltre il solito, incuriosito (lui più della figlia) dal dispiegarsi degli eventi della storia. "Se avessi saputo, per farlo smettere, come faccio a volte, avrei finto di addormentarmi piuttosto che compiacerlo", cercò di giustificarsi. "Non importa, passiamo all'analisi del caso", disse il "Presidente" con il distacco richiesto dall'ufficialità dell'occasione, nonostante fosse passato molto tempo dal loro ultimo incontro.
Tutti i presenti, Marta compresa, erano consapevoli di quanto stava accadendo. Era stato necessario riportarla alla condizione precedente alla nascita per incontrarla e poter "esaminare" il suo stato di bambina. Solo così sarebbe stato possibile farlo senza contravvenire alla regola che una volta perse le ali non si può più tornare indietro. Il "richiamo", infatti, è uno dei modi con cui la "Commissione" segue gli angeli lasciati cadere sulla terra e li sostiene nell'affrontare i momenti più impegnativi della loro esperienza tra gli umani.
Cominciò il più anziano: "Ti osserviamo e apprezziamo la determinazione con cui stai portando avanti la missione che ti è stata affidata. Negli ultimi mesi, però, sei molto agitata, capricciosa e volubile. Cosa ti turba?". Marta, confusa, si muoveva a disagio al centro dell'arena. Indossare le ali non era più naturale come un tempo. Si guardò intorno alla ricerca, tra i tanti presenti, di un cenno di incoraggiamento. Lo trovò nello sguardo dolce di un piccolo angelo che le sorrise.
Era proprio il momento di essere sincera e confidare quello che le sembrava fosse impossibile dire ai propri genitori. E lo fece con la consapevolezza che solo la ritrovata dimensione angelica poteva consentirle: "Ho paura di aver perso l'amore di mamma e papà". Poi argomentò: "Non hanno più tempo per me e le loro attenzioni sono volte ad altro". Sulle motivazioni di tanta distrazione sapeva di essere stata reticente e si meravigliò che non le fu chiesto altro.
Fu aperto il dibattito nel corso del quale ogni angelo presente intervenne per dire la sua e dare un consiglio all'esaminanda. Dopo aver chiesto il permesso, tra gli altri, intervenne anche quell'angioletto che le aveva sorriso ma lo fece per condividere con l’assemblea l’eccitazione dovuta al fatto che la sua "attesa" stava per finire. "Mi hanno chiamata e mi hanno detto di tenermi pronta", disse. "Tra poco, dovrò mettermi in fila al varco d'uscita per raggiungere mia sorella maggiore". Poi con orgoglio, aggiunse: "Mi è stato detto che si tratta di una bimba molto in gamba che mi proteggerà e mi guiderà nel corso della vita". Non sapeva perché ma, ora, Marta si sentiva serena e libera da quel peso che aveva motivato il suo "richiamo".
"Adesso puoi andare", disse improvvisamente il più giovane della Commissione, tradendo l'emozione per quello che poteva essere l'addio definitivo a quella bambina a cui, nonostante i modi burberi, erano legati da profondo affetto. "Ti lasciamo tornare al tuo futuro", sentenziò.
Senza che neanche la sveglia suonasse, Marta apri gli occhi e si ricordò della sua ascesa tra le nuvole, dell'arena, della Commissione e di quell'angioletto in cui aveva riconosciuto quella che poi sarebbe diventata sua sorella Agnese. In quello stesso istante, restò accecata dalla luce del sole che entrava dalla finestra della sua cameretta e quelle immagini, fino ad allora così nitide, repentinamente scomparvero.
Marta capi che si era trattato di un sogno, solo di uno strano sogno. Forse.

giovedì 3 aprile 2014

Democrazia partecipata

In previsione dell'arrivo del bel tempo, occorreva decidere i turni per le uscite nel giardino e come dividere gli spazi all'aperto. Con quell'assemblea, le maestre vollero fare un esperimento di "democrazia partecipata". Spiegarlo ai bambini, far loro capire l'importanza di quanto si accingevano a fare, però, fu difficile. "Maestra, mi ha detto papà che è semplice decidere. Gioca in giardino chi arriva prima", disse uno dei bimbi. Un altro protesto: "Il giardino è di tutti…". Alla premessa che faceva ben sperare aggiunse: "…quelli che hanno la classe che affaccia direttamente sul prato ", rivendicando una sorta di continuità territoriale. Anche Marta volle esprimere la sua. Si alzò dallo scranno su cui era seduta, andò a sistemarsi davanti ai compagni disposti ad emiciclo e disse: "A casa quando si tratta di decidere qualcosa ci pensa papà e poi si fa come dice mamma". Dopo una breve replica delle maestre, la parola passò al dado Marco, addetto a sorvegliare il gioco all'aperto. Con un'ampia consultazione, aveva raccolto il parere di tutti (bambini, maestre e assistenti) e aveva elaborato, componendo tutte le istanze, un decalogo per l'uso comune del giardino. Alla base della proposta, turni giornalieri organizzati prendendo in considerazione attività e esigenze delle singole sezioni. Il dado, però, non ottenne il consenso sperato. Alla sua destra, si alzò un bambino della sezione dei più grandi e sostenne la necessità di lasciare tutto com'era. "Tocca a noi grandi usare di più il giardino. Gli altri, possono uscire quando siamo a mensa o disegniamo in classe". "Si deve assolutamente cambiare", dissero all'unisono i bambini schierati alla sinistra dell'emiciclo. "Avete una proposta alternativa?", chiese Marco. Tante furono le voci che provarono a dare una risposta ma ciascun intervento contraddiceva quello precedente. Improvvisamente, alcuni bambini della sezione dei più piccoli, quelli arrivati quello stesso anno, entrarono minacciosi nel salone e, imprecando contro tutto i presenti, si proposero come portavoce di quanti volevano un rinnovamento radicale del sistema. Le maestre cercavano di riportare la calma ma inutilmente. Era, ormai, l'orario di uscita e si decise di sospendere la riunione. Tutti tornarono a casa (come auspicato nella protesta degli ultimi intervenuti) ma senza che nulla fosse stato deciso.