mercoledì 26 settembre 2012

Giornate olimpiche

Ultimi mesi di attesa e, con l'autunno e l'apertura delle scuole, riprendono le giornate scadenzate da una fitta agenda, quasi olimpica. Al mattino, il via con la "maratona" (ad ostacoli: colazione, toilette e scelta dell'abbigliamento) per arrivare in tempo a scuola. Poi, come nel pentathlon moderno, "immersione" in ufficio e, nel pomeriggio, "staffetta" con M. (più pancia) per riuscire contemporaneamente a fare la spesa ("galoppando" con il carrello tra uno scaffale e l'altro) e a riprendere Marta. Il rischio è di trovarla, unica rimasta in aula, ad aspettarti con la dada che avrebbe tanto voglia di "sfidarti a duello" (spada, fioretto o sciabola) per averla costretta a ritardare la sua tabella di marcia. In serata, non desidereresti altro che concludere con una gara di "tiro al bersaglio" per avere la possibilità di  restare quanto più immobile possibile. Marta, quasi come se fosse uno di quegli atleti cinesi o dell'est europa con (sospette) prestazioni fuori dalla norma, mi si avvicina e mi fa: Papi, vuoi giocare con me? Solo ora, capisco perché nell'antica Grecia i vincitori olimpici diventavano oggetto di ammirazione, immortalati in poemi e statue e fregiati di una corona di ulivo.



giovedì 20 settembre 2012

Ultimi giorni d'estate

Ultimi giorni d'estate e pallidi raggi di sole. Papi, cosa si può fare sulla spiaggia senza fare il bagno o senza fare i castelli di sabbia? Tante cose, Marta ma c'è una cosa che a me piace molto: far volare l'aquilone. Che cosa significa aquilone, papi? Mah, forse "aquila grande"...Prima di avventurarmi in una discussione sulla semantica con il rischio di fare l'ennesima brutta figura, mi viene l'idea di raccontarle una storia. Quando i bimbi decidono di parlare con il cielo, non riuscendo a gridare così tanto forte da farsi sentire, possono usare l'aquilone come messaggero. I tanti colori con cui è dipinto sono le parole del loro messaggio. Con il giallo, ringraziamo il sole per il suo calore. Facciamo volare il blu per salutare le stelle che, di giorno, sembrano non esserci ma che, invece, vigilano attente su di noi. Usiamo il bianco per far specchiare le nuvole e il nero per ricordare alla notte che l'aspettiamo per andare a dormire. Tanto più in alto volerà il nostro aquilone, tanto più riusciremo a farci ascoltare. Tiro fuori l'aquilone dall'astuccio, monto il telaio infilando accuratamente nella vela la spina e la traversa, aggiungo il naso e la coda ed, infine, fisso il cavo alla briglia. E' arrivato il momento di fargli prendere il volo, cercando di controllare il vento che lo fa ondeggiare. Mi raccomando Marta, tienilo ben stretto e comincia a srotolare il filo lentamente in modo che possa alzarsi sempre di più. Con lo sguardo rivolto in alto, Marta accompagna, in silenzio, il volo dell'aquilone. Sempre più in alto, sempre di più, fino a quando, improvvisamente, lascia andare anche il rocchetto. Conoscendo Marta non mi sono stupito. Probabilmente lo ha fatto per essere sicura che il messaggio arrivi a destinazione o forse perché ha deciso che deve restare un segreto tra lei e il cielo.

lunedì 17 settembre 2012

Tra incubo e realtà


No, no, noooooo. Papi, papi, sveglia. Hai fatto un sogno brutto? Sudato, mi sono svegliato di soprassalto e, come prima cosa, ho visto lo sguardo spaventato di Marta. Avevo sognato mia figlia, dotata di ali come una fata, all'inseguimento di una bimba piccola. Sarà che mi sarò fatto suggestionare dalle sempre più esplicite manifestazioni di disagio di Marta rispetto al nuovo arrivo, ma quello che all'inizio sembrava fosse l'ingenuo gioco dell'"acchiapparello" si era trasformato in una caccia alla sorellina. La fata tramutatasi in un'orribile strega stava per compiere il più atroce dei delitti quando...M. ed io ci siamo resi conto che Marta, ancora una volta, si era intrufolata nel lettone. No, no, noooooo

venerdì 14 settembre 2012

Dì che ti piace!

Ancora alle prese con il nome. Sono contrapposte due fazioni: quella capeggiata (si fa per dire, essendo l'unico iscritto) da A. che si è interstardito nella ricerca di un nome dal "sapore antico", evocativo, non usuale ma soprattutto scelto da lui; quella di Marta (che può contare sulla simpatia e il sostegno di buona parte della famiglia per principio avversa ad A.) che - forse anche solo per dispetto - propone, nel migliore dei casi, i nomi dei personaggi delle sue favole preferite (tipo, "Alice nel paese delle meraviglie", tutto per esteso) o nomi che ricordano le protagoniste dei reality/talent show (ne cito alcuni sperando di non far torto a nessuna eventuale lettrice di questo post, Stella, Guendalina, Vanessa, ecc.).
Al centro, M. che svolge il ruolo di arbitro (ma sospetto con qualche parzialità) e che prova a "salvare capre e cavoli" con improponibili nomi composti che per decenza non sto quì a citare.
Ormai in preda a deliri notturni e ispirato da Facebook (una cosa è strettamente connessa all'altra), decido, quindi, di proporre un gioco: "Dì che ti piace".
Ad ogni componente della famiglia (nonni, zii, cugini di primo e secondo grado, nipoti dai dodici anni in su e affini) è stata presentata una lista ristretta di nomi ottenuta mediando le proposte di tutte e tre le parti in causa e sono state conteggiate le preferenze "I like" (tre per ogni votante). Considerando il fatto che ciascuno ha voluto aggiungere un nome all'elenco predefinito e che chiaramente si è riservato il diritto di votarlo, l'"operazione trasparenza" ha raggiunto un obiettivo inatteso e non preventivato: l'incertezza è aumentata e il clima di litigiosità si è diffuso tra tutti i parenti. C'è chi giura di aver visto i nonni fare scommesse clandestine e gli zii (entrambi testimoni di nozze) contendersi ferocemente il primato di fiduciario e consulente familiare.
Restando al tema ludico, come nel gioco dell'oca, siamo tornati alla casella di partenza, senza nemmeno la possibilità di incassare il premio.

martedì 11 settembre 2012

Sul piede di guerra

Prima di andare a letto. Marta, hai fatto le preghiere? Ah no, papi. Se prego ancora l'angioletto, mi sa che mette un altro bambino nella pancia della mamma. Era inevitabile. Prima o poi doveva accadere ma non ci aspettavamo che succedesse ancor prima della nascita. Man mano che aumenta la pancia di M., si stanno facendo sempre più concreti i peggiori incubi di Marta: presto qualcun altro la spodesterà dal trono di figlia unica e verrà a contenderle l'attenzione dei suoi genitori. La controffensiva è aumentata di intensità nel corso delle ultime settimane. Ormai sul piede di guerra, Marta respinge con un no secco tutte le proposte di nome da dare alla sorellina e si rifiuta di avanzare delle candidature unilaterali. Spera forse che non chiamandola non venga fuori?. Ha adottato la tattica dell'"urlo improvviso" per spaventare il nemico e costringerlo alla ritirata. La regressione allo stato di lattante è l'ultimo degli espedienti che ha deciso di usare per sottrarre al potenziale usurpatore il campo di battaglia. A nulla sono valsi gli interventi dei nonni e degli zii che, ambasciatori di pace, hanno cercato di convincerla che nessuno mai potrà destituirla dal ruolo di principessa ufficiale della famiglia (essendo stata fino ad oggi, l'unico nipote di sesso femminile).Lo scontro è a tutto campo e la situazione sembra disperata ma quando M. stringe a se Marta e, accarezzandole i capelli, le appoggia la testa sul pancione, improvvisamente, mi rendo conto che è solo l'inizio di un lungo viaggio che farà di un incontro (forse) casuale una relazione di complicità tra le due sorelle che le accompagnerà per tutta la loro vita. Non era in fondo quello che M. ed io avevamo voluto quando abbiamo pensato ad un secondo figlio?