sabato 10 novembre 2012

Vita da pancione

Al telefono, a giornata conclusa, M. parla con la mamma e racconta la sua “vita da pancione”. <<Come al solito, passo da una notte insonne alla successiva, alternando disturbi da reflusso esofageo a disturbi da attaccamento morboso della primogenita. Oggi, lasciare Marta a scuola è stato possibile solo dopo averle dato risposte convincenti in relazione alla sua rivendicazione di pari opportunità rispetto al tempo trascorso da me con la sorella a causa delle oggettive condizioni legate alla gravidanza. Ho, poi, trascorso un'interessante mattinata in ambulatorio per i controlli e le analisi di routine, avendo così occasione di approfondire le problematiche e le criticità della sanità italiana. Nel pomeriggio, per consentirmi di andare in "libera uscita" a far la spesa, A. ha accompagnato Marta in palestra dove ha ritrovato gli amichetti di scuola con cui, seppur in un contesto diverso, ha proseguito l’animato confronto che contraddistingue le loro giornate in aula. Durante la cena abbiamo affrontato con Marta la questione della povertà e della fame che affligge numerose popolazioni del mondo. In serata, un veloce sguardo alla tv per passare in rassegna notizie e avvenimenti recenti che riguardano i protagonisti dell’attualità (Peppa Pig, il trenino Thomas, il pompiere Sem, Bob aggiustatutto ed altri) ha preceduto una rilassante e prolungata lettura, in attesa che Marta si addormentasse>>. Si sa M. è solita usare eufemismi. Pur consapevole di non poter essere interprete fedele del pensiero di una mamma alle ultime settimane di gravidanza, provo a tradurre. <<Non dormo e passo le notti insonne. Al mattino, nonostante la stanchezza e i dolori, devo trascinare Marta a scuola da sola perché mio marito, con la scusa del lavoro, si fa vedere qualche ora solo nel pomeriggio. Se potessi, la sera, la manderei a letto a furia di sculaccioni per tutti i capricci che fa a cominciare dal cibo per, poi, proseguire con la storia dei cartoni animati. Al massimo mi posso permettere una boccata d’aria per andare a fare la spesa>>. Se dovessi restituire la "sintesi perfetta" del pensiero di M., direi: <<Che palle, mamma!>>. Fino a quel momento in silenzio, la persona dall’altra parte del telefono, coglie al volo la situazione e, con ineccepibile capacità consolatoria, sprona M. nel tenere duro e guardare al futuro con serenità e ottimismo. <<Figlia mia, il meglio deve ancora venire…>>. Ma non è che il neo rieletto presidente degli Stati Uniti d’America, Barack Obama, conosce la nonna?

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