mercoledì 5 febbraio 2014

D...istanze on line

"Silenzio. Accendi la luce e non fare rumore. Non vuoi certo che i vicini se ne accorgano. Anche loro hanno una bimba della stessa età di Marta". Da pochi minuti era passata la mezzanotte. Per tutto il tempo, eravamo rimasti sdraiati a letto con gli occhi sbarrati in attesa che giungesse l'ora propizia per provarci a "rete" libera. Quando ci sembrò che fosse il momento giusto, in punta di piedi, raggiungemmo lo studio, accendemmo il pc e iniziammo a "smanettare" sulla tastiera, illuminata soltanto dalla piccola lampada della scrivania. Nulla doveva tradire le nostre intenzioni. Nottetempo, saremmo riusciti a cogliere di sorpresa tutti, compresi i vicini che fingevano indifferenza e noncuranza per l'imminente scadenza ma erano ogni giorno più nervosi e agitati.
Tutto era cominciato con la messa on line da parte del MIUR del sistema nazionale informatizzato per l'iscrizione alla scuola elementare. Ormai, tra noi genitori dei bimbi della materna, non si parlava d'altro. "Ma tu ci sei riuscito? Come hai fatto a indicare il comune di residenza? Si è aperto il menù a tendina per selezionare la scuola di preferenza?", erano le domande che maggiormente inquietavano coloro che avevano provato. Alcune voci anonime davano conto del fatto che solo uno sparuto gruppo in città era già riuscito a concludere l'infernale procedura. Ovunque si formavano capannelli di mamme e papà che si confrontavano sulle soluzioni tecniche con cui riuscire a superare le varie fasi della registrazione e le possibili contromisure alla perdita dei dati che, inevitabilmente, avveniva quando tutto sembrava fatto, per un'improvvisa chiusura della pagina web. E se qualcuno restava in disparte, rischiava di essere additato come uno dei pochi privilegiati ed essere sequestrato e torturato, fino che non avesse rivelato di avere qualche parente al Ministero e il trucco per avere la meglio sul sistema. Ingenuamente, M. ed io, avevamo pensato di approfittare della notte per evitare il traffico della rete e avere maggiori possibilità di successo. L'unico risultato che ottenemmo fu quello di svegliare Agnese e di trascorrere l'ennesima notte insonne, a rimpiangere i tempi in cui i nostri genitori avevano poco da scegliere. Alla loro epoca, non c'era bisogno di affannarsi tra un "open day" e l'altro. Per avete informazioni di prima mano, bastava chiedere al bidello di turno che conosceva vita, morte e miracoli delle maestre. Non esisteva la scuola "a tempo pieno". Di pieno c'erano solo le classi e fin troppo. E per iscriversi, tuttalpiù, veniva richiesto di compilare un modulo da consegnare in segreteria, dove a riceverlo, di solito, era un'anziana "signorina".

lunedì 3 febbraio 2014

Coccole al risveglio

Le prime luci, le più pigre, erano ancora basse all'orizzonte ma nel dormiveglia, quella mattina, avvertivo, più chiaramente del solito, tutte le moine che, ormai da un anno, accompagnavano gli albori di ogni nuovo e improcrastinabile giorno. Borbottii, grugniti e un piagnucolio lungo e insistente eseguito secondo la migliore tradizione delle nenie cantate nell'antichità. Non solo. Piccole ma tenaci dita solcavano il volto passando dalla bocca alle orecchie, non senza una rapida e dolorosa incursione nelle narici. Aprì faticosamente l'occhio sinistro (l'altro rimase socchiuso, schiacciato com'era sul cuscino) e me la trovai, faccia a faccia, con i suoi grandi occhioni aperti come fari nel buio di una notte, a cui stavo disperatamente cercando di rimanere aggrappato. Nonostante tutto, però, non potei non cogliere la tenerezza insita in quel suo cercarmi. Non le resistetti. Mi sollevai dal cuscino e, appoggiandomi allo schienale del letto, presi Agnese in braccio. La guardai sorridere appagata e poi mi volsi all'altro lato del letto per condividere con M. la soddisfazione di un così intimo rapporto tra padre e figlia. Allora, viddi che la mamma, esausta e stremata per la notte trascorsa insonne, le aveva girato le spalle e cercava di utilizzare al meglio quegli ultimi minuti di ristoro. A quel punto realizzai. Ero stato vittima di una scenata di gelosia. Si era trattato del più classico degli adescamenti realizzati solo come ripicca ad un imperdonabile tradimento.