lunedì 16 giugno 2014

Una notte per la risposta

Ho dormito male stanotte. In realtà, non ho chiuso occhio. Prima su un fianco e poi sull'altro, ho cercato a lungo la posizione migliore. Poi ho rigirato, più volte, il cuscino per poggiare la faccia dalla parte più fresca della federa. Non è stato solo per il caldo delle prime notti con temperatura estiva. Ha continuato a ronzarmi nella testa la domanda che Marta mi ha fatto ieri sera, dopo averla aiutata a lavarsi, ad infilarsi il pigiama e averla messa a letto. Ha lasciato che le finissi di leggere la storia della buonanotte, come se avesse, volutamente, atteso l'ultimo minuto utile per evitare che le avessi potuto rispondere subito e darmi la possibilità di dormirci su. Dormire, per modo di dire. La consueta preparazione notturna del latte ad Agnese non mi ha affatto distratto. Mi sono di nuovo coricato con lo stesso tarlo. Mi ha colto di sorpresa, mi ha costretto a guardare alla cosa dal suo punto di vista. Non sono certo uno di quelli convinto di avere tutte le risposte e mi sono sempre detto che, se non le avessi avute, con lei non avrei finto. Mi sarei dichiarato inconsapevole e le avrei chiesto di aiutarmi a cercarla, la risposta. Ieri sera, ho dovuto incassare una di quelle provocazioni alla quale non potevo darmi per vinto. Non potevo non saper rispondere, dopo tutto. Dopo le notti insonni dei suoi primi mesi, passate a vegliarla. Dopo aver provato a consolare i suoi pianti. Dopo averla presa per mano e aiutata a compiere i primi passi. Dopo che ho lasciato che sperimentasse il distacco dai suoi genitori, tra le braccia delle dade del nido. Dopo che, ai primi dispiaceri e alle prime frustrazioni, l'ho rassicurata, promettendole che le sarei stato sempre accanto. Dopo tutto questo, non le ho saputo rispondere. Poi stamattina, mi sono alzato e sono andato a svegliarla con un bacio. Ed è stato come se, improvvisamente, non fosse più stato necessario trovare la risposta. E voi che dite? A che serve un papà?

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