lunedì 3 febbraio 2014

Coccole al risveglio

Le prime luci, le più pigre, erano ancora basse all'orizzonte ma nel dormiveglia, quella mattina, avvertivo, più chiaramente del solito, tutte le moine che, ormai da un anno, accompagnavano gli albori di ogni nuovo e improcrastinabile giorno. Borbottii, grugniti e un piagnucolio lungo e insistente eseguito secondo la migliore tradizione delle nenie cantate nell'antichità. Non solo. Piccole ma tenaci dita solcavano il volto passando dalla bocca alle orecchie, non senza una rapida e dolorosa incursione nelle narici. Aprì faticosamente l'occhio sinistro (l'altro rimase socchiuso, schiacciato com'era sul cuscino) e me la trovai, faccia a faccia, con i suoi grandi occhioni aperti come fari nel buio di una notte, a cui stavo disperatamente cercando di rimanere aggrappato. Nonostante tutto, però, non potei non cogliere la tenerezza insita in quel suo cercarmi. Non le resistetti. Mi sollevai dal cuscino e, appoggiandomi allo schienale del letto, presi Agnese in braccio. La guardai sorridere appagata e poi mi volsi all'altro lato del letto per condividere con M. la soddisfazione di un così intimo rapporto tra padre e figlia. Allora, viddi che la mamma, esausta e stremata per la notte trascorsa insonne, le aveva girato le spalle e cercava di utilizzare al meglio quegli ultimi minuti di ristoro. A quel punto realizzai. Ero stato vittima di una scenata di gelosia. Si era trattato del più classico degli adescamenti realizzati solo come ripicca ad un imperdonabile tradimento.

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