sabato 3 agosto 2013

Luna Park

“Papi, cosa facciamo oggi?”. Nel limbo delle pre-vacanze (tra la fine della scuola e la partenza per la destinazione turistica scelta) ci si ingegna per trovare un intrattenimento per i lunghi e afosi pomeriggi di Marta. Ai margini delle nostre città, c'è sempre qualche vuoto urbano riempito da obsolete attrazioni con l'ambizione di parco giochi. Slarghi improvvisati tra baracche e palazzoni di periferia trasformati dalla fantasia dei bambini in luoghi dove vivere straordinarie avventure tra castelli incantati e viaggi spaziali. Arrivare è stato come partecipare ad una caccia al tesoro. Nessuna indicazione stradale ma solo navigazione a vista. All'ingresso, segnalato da un portale variopinto su cui lampeggiava una traballante scritta al neon di benvenuto, ci è stato indicato come parcheggio il giardino di una casa privata. Scesi dall'auto, abbiamo avuto conferma del sospetto di essere i soli e unici clienti. Una grande opportunità di poter godere, senza dover fare alcuna fila, di tutte le migliori attrazioni del luogo. Giostre dove al posto dei più romantici cavalli di legno ci sono le sagome in resina (ormai consunte dal tempo) dei primissimi personaggi disney. Trenini più lunghi dei circuiti ferrati su cui i passeggeri possono girare stancamente, seguiti dallo sguardo fisso dalle statuine dei sette nani sopravvissuti alle intemperie e nascosti dall’erba incolta. Vaschette colme di acqua stagnante da centrare con palline di plastica per avere in premio pesciolini rossi agonizzanti. Tutto ciò, raccontato così, sembrerebbe descrivere un pomeriggio trascorso all’insegna del “tanto prima o poi dovrà passare”. Sembrerà strano ma questo luogo surreale, invece, ha regalato a me e Marta uno dei più bei momenti mai trascorsi in compagnia l’uno dell’altro. Un tempo durante il quale – forse per la prima volta nei primi mesi dalla nascita di Agnese – ci siamo ri-trovati da soli a ri-scoprire una complicità che appare sempre più forte e salda. “Papi torniamo qui anche domani?”

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